Le canzoni di Lucio che parlano di Bologna
Mentre nasceva, da papà Giuseppe e mamma Jole, Bologna
si preparava come il resto della nazione alla tragedia della guerra: e
propria una delle sue canzoni più famose, 4 marzo del ’43, narra della storia
di una ragazza con un soldato alleato, e del loro bambino. Da dove altro
partire nel ricordo di Lucio, che oggi avrebbe compiuto 76 anni, se non da una
della sue produzioni più apprezzate? Con Bologna, come sempre, al centro della sua poetica.
4 Marzo 1943
Dalla la cantò per la prima volta al teatro Duse (1970)
con tutt’altro titolo: “Gesù Bambino”. Così scabroso, a quanto pare, da
meritarsi la censura. E poi quel verso: quello del “bestemmio e bevo vino”, che costringe il cantautore al cambio in corsa, con un “gioco a
carte” come tappabuchi. A Sanremo “4 marzo” non ci va: ma nel cuore del pubblico, ad imperitura
memoria, sì.
Disperato
erotico stomp
“Ti hanno vista bere a una fontana...e non ero io”,
così comincia una delle canzoni più geniali e bizzarre del grande cantautore
bolognese, con quel “birricchina-birricò” a far scuola e proseliti; ma cosa c’entra
qui Bologna? Come sempre, tanto: presente la massima dalliana che “a Bologna non si perde neanche un bambino”?
Bè è contenuta proprio qui: a descrivere un bizzarro incontro sotto i Portici.
Con il solito umorismo tutto bulgnais del Lucio Nostro.
Girando ancora un poco ho
incontrato
Uno che si era perduto
Gli ho detto che nel centro di Bologna
Non si perde neanche un bambino
Mi guarda con la faccia un po' stravolta
E mi dice "Sono di Berlino"
Uno che si era perduto
Gli ho detto che nel centro di Bologna
Non si perde neanche un bambino
Mi guarda con la faccia un po' stravolta
E mi dice "Sono di Berlino"
Piazza
grande
Chiariamo una volta per tutte: che i cugini modenesi si
mettano il cuore in pace. Già ci rompono per la presunta paternità
dei tortellini (che ripetiamo ancora una volta, sono di Castelfranco, storicamente
di cultura bolognese), che non si mettano a reclamare anche Piazza Grande. No perché,
le dicerie corrono: quelle secondo cui la canzone di Lucio parlerebbe della
piazza principale di Modena, che si chiama proprio così. Ma in realtà, la canzone
di Dalla, non parla né di piazza Maggiore né della piazza Grande canarina: ma
solo e soltanto di piazza Cavour, dove il cantautore abitava da giovane.
Quindi, che i cugini si mettano il cuore in pace: una volta per tutte!
«Una famiglia vera e propria non ce l'ho
E la mia casa è Piazza Grande
A chi mi crede prendo amore e amore do, quanto ne ho»
E la mia casa è Piazza Grande
A chi mi crede prendo amore e amore do, quanto ne ho»
Le
tue ali Bologna
Ovvero l’inno ufficiale del Bologna, che Lucio da
bolognese doc tifava con passione viscerale, cantato assieme ad altri tre
colleghi bolognesi e bolognisti: l’amico di sempre Gianni Morandi, l’allievo
Luca Carboni e il sempiterno Andrea Mingardi. Realizzato a fine ottanta, è
tornato in pianta stabile nel 2012, ad accompagnare l’ingresso in campo delle
squadre, dopo la scomparsa del grande cantautore nostrano.
L’anno
che verrà
Un inno di speranza, per un futuro migliore, che non
tratta direttamente di Bologna, ma che è diventato la colonna sonora delle
vittorie rossoblù: se la squadra al vince, al Dall’Ara risuona uno degli
incipit più famosi della produzione di Lucio, “caro amico ti scrivo…”. Brividi
puri, che rendono ogni successo felsineo ancor più epico: il nostro “You’ll
never walk alone…”
Dark
Bologna
“Lungo l’autostrada, da lontano ti vedrò…”, San Luca,
i Portici e “per prima cosa…una pizza ad Altero”; la canzone definitiva con cui
Lucio ha omaggiato la sua Bologna: la Grassa, la Dotta, la Rossa…e la Dark. Un
capolavoro che ogni bolognese vero, che si rispetti, non può che ascoltare con
somma devozione. L'ultimo regalo fatto da Lucio alla sua città...