LO SPECCHIO DIPINTO

“Lo specchio dipinto” fu la magnifica definizione che il compianto regista Ettore Scola diede del cinema. Ed è così che chiameremo questa rubrica che troverete ogni domenica tra le nostre pagine. Un invito alla visione. Una rubrica per raccontare in poche parole i grandi film che hanno segnato la storia di questa peculiare attività artistica e che ha reso la stessa immortale. Quell’arte che è anche lo specchio di chi siamo, di ciò che ci piace e di ciò che vogliamo vedere e sentir raccontato. 





IL CIELO SOPRA BERLINO (1987)



Non sempre i film hanno bisogno di una trama forte, di un plot (come direbbero gli anglofili) narrativo che abbia la capacità di sorreggere l’intera struttura dell’opera. Ci sono molti esempi nella storia cinematografica e “Il cielo sopra Berlino” è uno di questi.
Wim Wenders lo scrisse e lo girò più come curiosità propria, dopo essere stato lontano dalla “sua” Germania per quasi un decennio. Una curiosità assolta con il taccuino in mano per osservare e annotare cosa vi fosse di cambiato o di uguale dalla sua partenza per gli Stati Uniti. E fu scelta Berlino. Una Berlino con ancora il Muro in piedi e che naturalmente si divideva in due anime chiare e distinte.
Tuttavia, il film non è il racconto biografico di una città. È un racconto moderno sui dubbi e sulle incertezze di un uomo. Anzi, di un angelo. Già perché l’esigua vicenda racconta la storia dell’angelo Damiel (magnificamente interpretato da Bruno Ganz) e del suo tentativo di abbandonare la propria forma spirituale per vivere insieme all’acrobata circense Marion (Solveig Dommartin). Sulla decisione di Damiel, il racconto tout-court.
“Film straordinario e ammaliante - dice, in magnifica sintesi, il critico e giornalista inglese, Ian Nathan - che supera i rigidi limiti della trama per librarsi in un suggestivo riflesso di idee, seguendo le orme delle anime perse in una fredda città”.
La scelta e l’utilizzo del bianco e nero e la sapiente scrittura (su quest’ultima ebbe grande peso lo scrittore Peter Handke) rendono poi poetico ogni dramma che vi si svolge senza far cader mai nulla nel tormento. Perché per raccontare l’umanità di un angelo è necessario avere delicatezza per poi raggiungerne la catarsi, la soluzione. 
Ma ce n’è una? Forse non è necessaria. 
Un film imperdibile per gli appassionati della settima arte.

CALIGARI


La citazione:
Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia? Come se qualche volta ci si dovesse chinare per vivere ancora. Vivere: basta uno sguardo.(Marion-Solveig Dommartin)


SCHEDA 

Titolo originale: “Der Himmel über Berlin”
Anno: 1987
Regia: Wim Wenders
Sceneggiatura: Wim Wenders e Peter Handke
Fotografia: Henry Alekan
Montaggio: Peter Przygodda
Musiche: Jürgen Knieper
Interpreti principali: Bruno Ganz, Solveig Dommartin, Otto Sander, Peter Falk

Palma d’oro a Wim Wenders come migliore regia al Festival di Cannes



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