Le 5 sentenze ( più una) di Juve-Bologna












Cosa direbbe Jules di Pulp Fiction della partita di ieri sera? Che quelli là giocano “un altro campionato, un altro sport”, e che il match dello Juventus Stadium, in sintesi, “non significa un…”, e ci siamo capiti: perché trarre indicazioni serie, da una serata come quella di ieri, pare pratica impossibile, deleteria, se non addirittura masochistica. Eppure, proviamo a farlo lo stesso: consapevoli del poco significato che partite come questa hanno, in un senso o nell’altro. Tentando di stare tra il serio e il faceto (più il secondo) che in tali occasioni resta l’unico approccio possibile: per evitare, ovviamente, le lacrime. Che cosa ci ha detto, in sintesi, Juve-Bologna? 
Cinque cose (più una):
1)      LA JUVE E’ DI UN ALTRO PIANETA: che è come scoprire l’acqua calda, ma per i pochi che ancora "non credevano perché non vedevano" ( semi-cit.), ecco la conferma. Perché devi giocarci contro, per capire che è tutto vero. E cioè che allo Juventus Stadium, quest’anno, strappare anche un pareggio sarà impresa ardua: per pochi, pochissimi intimi. E per forza: quando ad una squadra di già altissimo livello ci aggiungi il giocatore più forte della Storia ( con buona pace di Messi e Maradona) il risultato non potrà che essere quello sotto gli occhi di tutti, cioè di sette vittorie nelle prime sette ufficiali, intese come campionato e coppa. E se ad oggi la Juve non è la più forte d’Europa (quindi anche del Mondo), davvero poco ci manca: perché nella top three, comunque, c'è di sicuro, come nel ruolo di grande favorita per la Champions. La situazione, ad oggi settembre 2018, è questa: quindi meglio mettersi il cuore in pace. 800 milioni, il valore complessivo della rosa bianconera: che può contare su due formazioni di livello stratosferico. Un pelo più dei 70 nostrani: con la consapevolezza che i numeri, purtroppo per noi, qualcosa vorranno pur dire. E se una volta ti può capitare di far lo sghetto a quella sui 369 (la Roma), la volta dopo, contro quella che rasenta il miliardo, meglio lasciar perdere. Perché ad oggi, la Juve, è un qualcosa di irraggiungibile: un altro sport, un altro calcio. E finchè non ci sarà la redistribuzione dei diritti televisivi (della serie: aspetta e spera…) sarà sempre peggio: con la forbice tra la Vecchia Signora e le Altre ( non solo le piccole) destinata ad un triste e continuo aumento…
2)      ALLENATORI CORAGGIOSI: a Pippo Inzaghi una cosa non è certo mai mancata, né da giocatore prima, né da allenatore poi: il coraggio. E la testardaggine, pure: intesa nel senso buono, ovviamente. Di ricerca dell'impossibile: una volta coi goal, oggi con le formazioni. Cioè, in questo caso, presentarsi allo Juventus Stadium con la stessa idea tattica, quella del 3-5-2, seppur priva di gran parte dei suoi interpreti, falcidiati da squalifiche e infortuni vari: quindi cosa succede? Che il Pippo Nostro fa di necessità virtù, piazzando Krejci come mezz’ala, Mbaye esterno di centrocampo (all’esordio stagionale), e Paz (!), alla prima assoluta in rossoblù, sulla linea difensiva (quale miglior battesimo di fuoco, se non quello in casa bianconera?). Nagy confermato in cabina di regia, e davanti la strana coppia che il mister aveva giurato di non voler mai schierare: Falcinelli-Destro. Fare di più, con una formazione del genere, era sinceramente impossibile. Una cosa comunque è certa: e cioè che il mister ha le idee chiarissime sul suo credo tattico, non permettendo a nessuno, né agli eventi né all’avversario che ha davanti, di modificarlo; e avere questo punto fermo, per una squadra in cerca di una sua identità, non potrà che far bene, in ottica futura (per la serie: cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno…mezzo? Un quarto..).
3)     LA DIPENDENZA DA SANTANDER: pare ingiusto metterli in croce dopo ieri sera, ma un fatto incontestabile, dalla serata dello Juventus Stadium, è emersa in maniera netta: e cioè che l’attacco rossoblù non può fare a meno di Federico Santander. Perché ad oggi né Falcinelli né tantomeno Destro (che dovrà cominciare a riflettere seriamente su cosa vuol fare da grande: se il nuovo Acquafresca o il Destro dei vecchi tempi), possono garantire quella qualità da massima serie. Il primo ci prova pure, a beffare Perin con un goal alla Del Piero (o alla Maniero?) ma nel complesso è troppo poco: sull’altro, poi, meglio stendere un velo pietoso. Repetita iuvant: non è questa la partita adatta per una bocciatura definitiva. Ma uno dei due, domenica, dovrà lasciare per forza di cose il posto da titolare. Perché le sportellate, il senso di posizione e le sponde garantite dal paraguaiano, ad oggi, non le può fare nessun altro: per questo, a gennaio, servirà assolutamente una punta veloce da mettergli affianco. Orji? Promettente, sì: ma attualmente materia grezza che necessita di tanto lavoro (ma tanto), per farne un giocatore da serie A. E l'hic et nunc, l'ora e adesso, richiede un compagno di reparto pronto oggi: o al massimo domani. Quindi, morale della favola, a gennaio bisognerà tornare sul mercato: a meno di improbabili esplosioni di uno degli attaccanti già in rosa. Molto improbabili, per l'appunto.
4)      GUIDOLIN NON GRADITO: già sul campo la serata è quello che è: cioè un allenamento della Juve. Ma per chi la guarda da casa la tortura è doppia: in primis per gli evidenti limiti di Dazn, che farebbero irritare pure il Mahatma Ghandi, e secondo, ironia della sorte, perché a fare da commentatore tecnico c’è uno non propriamente amato sotto le Due Torri. Chi? Francesco Guidolin: quello del “città di emme” in mondovisione, per intenderci. Non proprio la scelta più felice da abbinare al rossoblù: con quella parlata mite e sottovoce (da Pretino, come lo chiamavano qua) che al bolognese fa andare su tutte le furie. E una protesta, via social, che monta fin dai primi minuti di gara, in maniera lenta e graduale, fino ad esplodere in coincidenza coi goal della Juve. Ma come: tra tutti quelli che ci potevi mettere, proprio lui? Per alcuni giornali, forse, il segno che è ad un passo dalla panchina rossoblù: e del resto pare che allo stadio ci fosse anche Prandelli, e in curva della Juve Iachini. Oddo? In tribuna stampa. Per non parlare poi di Ventura: che se la stava guardando a Casteldebole, affianco a Fenucci, in attesa della firma. Tutti, piuttosto che il Pretino: ancora indigesto, a quanto pare, sotto i Portici. Forse per sempre: e sarebbe poi strano il contrario, a pensarci.
5)      LO STADIO CONTA: non è che lo stadio nuovo ti fa vincere per forza: non è un’equazione matematica. Ma certo aiuta chi gioca in casa. Perché un ambiente così, plasmato ad immagine e somiglianza di un club, è sinceramente un vantaggio: questo in generale, non relegato a ieri sera. Perché in quel caso si parla poi di una squadra che, oramai, può anche giocarle tutte in trasferta, e vincerle lo stesso. Ma chi nega l'importanza dell'ambiente, e del ruolo primario avuto nei successi bianconeri, arriva probabilmente a contestare l’essenza del calcio stesso: perché è innegabile che il fattore-campo conta. Questo per dire che anche da noi, in un senso o nell'altro, le acque debbono cominciare a smuoversi. Perché con uno stadio all’inglese, con il pubblico praticamente sul terreno, almeno 5-6 punti in più all’anno ti arrivano. Con buona pace del Dall’Ara: che certo è nel cuore di tutti noi, a livello affettivo, ma che non risponde all'identikit dello stadio moderno. Ovvero di un impianto chiuso, con spalti sul campo, e maggior partecipazione del pubblico alle fasi del match: e certo anche una squadra che sappia raccogliere questi aiuti. Siamo rimasti al secolo scorso: indietro di un bel po'. Non solo noi, certo: ma che sindaco, patron e chi per loro, si mettano d'accordo, una volta per tutte. Perché non è possibile che in Italia solo la Juve ( e poche altre), possano farsi il nuovo stadio: o forse, a pensarci, è logico che sia così.
IL PIU’ UNO: Migliore in campo all’unanimità? Diletta Leotta: che tra una cosa e l’altra, a ripensarci, non avevamo visto ancora abbinata ai nostri colori. Certo, più impegnata ovviamente a decantare il successo dei bianconeri (affianco a un irriconoscibile Mauro Camoranesi), ma non per questo restìa a dar spettacolo, in tutti sensi. Un buon passatempo, per il tifoso rossoblù: che ieri sera, in assenza di felicità sul terreno di gioco, si è dovuto accontentare della bella Diletta. Regina prescelta, oramai, dei salotti televisivi pallonari: con buon pace di Ilaria D'Amico. Che dovrà prepararsi, ahilei, a cedere lo scettro…

Stefano Brunetti

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