Born to run
Sorriso e lineamenti del viso che ricordano il padre, una famiglia che ha nel DNA le corse e una visibilità mediatica sproporzionata ai propri risultati gestita con assoluta tranquillità. Ecco chi è il figlio del sette volte iridato.
Tutti sanno chi è Micheal Schumacher. Quello che forse non sapete è che suo figlio Mick è sulla strada giusta per ricalcare le orme del padre. Fresco campione della formula 3 europea e futuro pilota di Formula2, la categoria appena sotto alla Formula1. Ovvio il cognome è pesante e le aspettative sono gigantesche. Ma il 19enne Mick ha tutte le carte in regola per farcela. I motivi sono essenzialmente quattro : visibilità mediatica, una famiglia nata per correre, la storica manager del papà Sabine Kehm e i precedenti.
I figli d'arte piacciono ai giornali e si sa che le pressioni dovute alla fama di un genitore ingombrante finiscono per essere il primo motivo di insuccesso. Più facile che succeda il contrario. Nel motosport sembra esserci una sorta di legge per la quale da un papà che era bravo ma non eccezionale nasca un figlio capace di superare i risultati del papà. Basti pensare a Max Verstappen, che ha già ottenuto più vittorie del padre Jos in Formula1, o Valentino Rossi che di mondiali ne ha vinti nove, mentre il papà si è fermato a “sole” 3 vittorie nel Motomondiale. Più complicato il contrario. Troppo pesante il confronto con il padre, specie se considerato il più grande di tutti i tempi. Tuttavia non è necessariamente un male. Gli sponsor fanno la fila per il cognome Schumacher e i soldi sono un elemento fondamentale per la Formula1.
Non l'unico per fortuna. Mick è determinato a fare il pilota di auto e vuole onorare una tradizione di famiglia. Gli zii Ralf Schumacher e Sebastian Stahl sono piloti di auto da corsa e il cugino David è campione tedesco di Formula4. Non è un caso che dopo la vittoria del titolo europeo ha ringraziato la squadra. Dichiarazioni di circostanza dirà qualcuno. Tutt'altro. Ha già capito che le corse si vincono non solo grazie al talento del pilota ma anche grazie al lavoro degli ingegneri e progettisti.
Il ragazzo ha la serietà e la capacità di isolarsi dalle chiacchiere dei giornali come papà Micheal. Merito della manager Sabine Kehm, una tutta d'un pezzo, vero punto di riferimento di Mick. Insomma l'entourage di primissimo livello che circonda il giovanotto conosce bene la ricetta del successo, non quello effimero dovuto al cognome ma quello che viene dai risultati e dalla costanza di rendimento al più alto livello possibile.
Nemmeno la statistica è contro il giovane Schumi. Di dinastie in Formula1 se ne sono viste. Max Verstappen, Bruno Senna nipote di Ayrton, Nelson Piquet Jr. figlio del tre volte campione del mondo Nelson Piquet per citarne alcuni. E in futuro ce ne saranno altri. Giuliano Alesi, figlio di Jean ha vinto il mondiale della categoria Gp3, l'analogo della Formula3 europea.
Il talento e la passione si trasmettono di padre in figlio, questo è vero in ogni epoca del mondo dei motori. Quello che spesso manca sono i piedi per terra e la testa bassa per lavorare, per citare Maurizio Arrivabene. Ma in questo caso abbiamo buone ragioni per pensare che il ragazzo possa farcela.
Raffaele Giustini