L'Airone senza ali














di Stefano Brunetti

Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Pardon, dell'Airone. Che in barba a un ricco contratto scelse l'altra via, quella della serenità.
Lasciando sul piatto cifre, se non a sei zeri, quantomeno a cinque. Che certo non fan mai dispiacere.
Ma i soldi nella vita non son tutto, e la storia di Marco Bernacci sta lì a dimostrarlo.
Perché prima di tutto, vien la felicità. E l'Airone, felice, non lo era.
Attaccante tra i più promettenti dell'intero panorama nazionale nei primi anni Duemila, per la stazza e un senso della posizione da veterano. Un giovane Toni, per intenderci.
Romagnolo di Romagna e di Cesena, dove fa la trafila delle giovanili e cresce calcisticamente, con 6 goal in serie C nella stagione '03-'04, con promozione finale e 6 l'anno dopo in serie B.
Raggiunge la doppia cifra, guadagnandosi la chiamata del Mantova e l'anno dopo quella dell'Ascoli, dove esplode definitivamente segnando 16 volte in 38 presenze.
Nell'estate del 2008 è dunque tra i più ricercati della cadetteria: l'Atalanta lo vuole, ma alla fine la spunta il Bologna, proprio il suo nemico naturale, per lui cesenate e tifoso bianconero.
In casa rossoblù rimbombano certe dichiarazioni del 2007, quando Confalone, ex simbolo romagnolo, passò al rossoblù: " Confalone? Non penso di poter dar consigli ad un come lui: mi limito solo a dire che capitasse a me, come già accaduto col Rimini, che qualcuno mi proponesse di andare in una squadra rivale del Cesena, rifiuterei."
Beata coerenza.
Sotto le Due Torri l'avventura parte male fin da principio.
In barba ai 4,5 milioni ( e i cinque anni di contratto) spesi per averlo, mica spiccioli all'epoca.
Ma il suo conterraneo Arrigoni ha insistito fino allo sfinimento, arrivando a convincerlo dopo una cena col ds Salvatori: tutti felici allora, e invece no, perché a novembre l'Arrigo è già esonerato e il nuovo mister Mihajlovic, complice l'esplosione di Marco Di Vaio, tiene l'Airone in panchina.
E' una stagione strana, nata male e proseguita peggio.
L''unico squillo di Bernacci c'è a dicembre, nello scontro diretto col Torino, in una partita assurda, al limite dell'inverosimile, che vedrà i granata passare due volte in vantaggio e raggiunti per fortuna da capitan Di Vaio, autore di una tripletta che rimette la partita sui binari giusti.
Nel finale c'è gloria pure per la Berna, che si guadagna un rigore, in un modo quantomeno goffo, ed infine lo trasforma, soffiandolo al capitano. Che per colpa di quel penalty, tra parentesi, perderà a fine anno la classifica cannonieri: Bernacci si giustificherà dicendo che fu lo stesso Di Vaio a concederglielo, ma va a capire poi se è vero.
Comunque in sintesi quell'anno in rossoblù sarà disastroso per l'Airone, che a salvezza raggiunta, in estate, prenderà la saggia decisione di cambiare aria. Torna dunque in prestito ad Ascoli, dove si rilancia con 15 reti: in cadetteria è devastante, questo gli va concesso. Ma l'estate dopo torna a Bologna, dove è arrivato nel frattempo Colomba, che dal canto suo vorrebbe anche dargli una chance, dopo il buon campionato nelle Marche, anche se le circostanze non glielo permettono.
A Sestola infatti piovono fischi copiosi sull'attaccante romagnolo, che a fine agosto passa infine al Torino, proprio la squadra contro cui segnò l'unica rete in serie A; ma tempo una partita, col Varese, e l'avventura in granata è già finita.
"Mi ritiro momentaneamente dal calcio", dice il Berna, lasciando tutti senza parole.
E' il 26 agosto 2010: a ventisei anni, Marco Bernacci si ritira. O meglio, si prende un anno sabbatico.
Rinunciando, tra parentesi, a un ricco contratto ancora lontano dalla scadenza: depressione dicono, ma lui nega. Fatto sta che dopo l'anno sabbatico prova a rilanciarsi con un'altra rivale del Cesena ( ma non aveva giurato fedeltà al bianconero?), cioè a Modena, ma anche sotto la Ghirlandina non va bene, quindi a gennaio è a Livorno, dove segna la miseria di due reti.
La saudade si fa sentire più forte che mai e nel giugno del 2012, a neanche trent'anni, riparte dunque dal Bellaria-Igea Marina, in serie C2, a due passi dalla sua Cesena.
L'anno dopo è a Forlì, e poi nuovamente a Bellaria. L'importante è rimanere nella sua Romagna.
Quindi eccolo al Ribelle, ed infine al Tre Fiori, squadra del campionato sammarinese, dove gioca anche in Europa, nei primissimi preliminari di Champions e disputa gli ormai ultimi anni di carriera.
A domanda diretta, in un'intervista di qualche anno fa, rispose così: " Se mi pento della mia scelta? La gente in giro mi dà del matto, e forse un po' lo son stato davvero, rinunciando ad un sacco di soldi, ma non stavo bene, e prima di tutto vien la felicità".
Storia di un volo mancato, e di un personaggio comunque unico nel suo genere.
Storia dell'Airone senza ali.


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