Le sentenze del Non Derby
Finisce 2-2, dopo un mezzogiorno e mezzo di fuoco (e pioggia) dove tra maltempo e continui rovesci se ne son viste di tutti i colori: dal doppio vantaggio rossoblù, una volta per tempo, alla remuntada nero-verde, nel finale vicina a chiudere il cerchio e portare i casa i tre punti. Ecco a voi dunque le sentenze di novanta minuti pazzi e fuori dagli schemi, certamente difficili da inquadrare, nel complesso, ma non impossibili. Proviamoci dunque insieme: che cosa ci ha detto Sassuolo-Bfc?
El Trenza va clonato: ibernatelo, fatene una copia, o quantomeno datelo alla scienza per studi approfonditi: Rodrigo Palacio, anni 36, ma con un decennio in meno sul campo, tornato dagli abissi dell'infermeria per dare una mano ai compagni, disperatamente bisognosi della sua presenza. Risultato: goal in apertura, a sfruttare al meglio un assist di Santander, spina continuamente nel fianco della difesa nero-verde e partita nel complesso sopra le righe, nonostante campo pesante e avversario rognoso. Non perde un pallone, fa salire i compagni e dimostra ancora una volta a tutti la perfetta definizione di "fuoriclasse", capace di sfuggire al tempo che passa. Pippo Inzaghi quest'estate lo aveva indicato come uomo dell'ultima mezz'ora, ma se continuerà così il posto da titolare continuerà ad essere una sua prerogativa. Altra categoria, semplicemente.
Buona la prima per il 4-3-3: già usato a partita in corso, mai dal primo minuto, ma c'è poi sempre una prima volta, e così è stato anche per Pippo Inzaghi, fedelissimo del 3-5-2, costretto oggi dagli eventi al doloroso cambio di modulo. Difesa a quattro dunque, con la coppia Helander-Gonzales al centro, Mbaye-Calabresi sugli esterni, linea di tre a centrocampo con Pulgar in mezzo, Svanberg-Poli mezzali, ed Orsolini in attacco a completare il trio con Palacio e Santander.
La partenza ottima, inaspettata, col vantaggio del Trenza, poi la risposta del Sassuolo e il copione che si ripete nel secondo tempo, con un pareggio finale che tutto sommato al Bologna va anche bene.
Poi certo, farsi recuperare negli ultimi minuti lascia sempre l'amaro in bocca, ma dopo un mezzogiorno così folle non c'è da lamentarsi, specie considerando le premesse di una vigilia che vedeva un Bologna sfavorito, privo dei suoi esterni ed ospite di una squadra sesta in classifica. Per il momento, va bene così. Anzi, benone: perché l'importante, in primis, è non perdere. O no?
Il tabù resta: secondo pareggio consecutivo (con stesso risultato) e secondo "x" ottenuto fuori dalle mura amiche in stagione (con le prime reti lontano dal Dall'Ara), anche se la vittoria in trasferta resta il tabù del 2018, ancora privo di successi esterni. Stavolta la maledizione era davvero ad un passo dall'essere spezzata, almeno fino al minuto '85, prima del rigore realizzato da Kevin Prince Boateng, entrato nella ripresa giusto per far da giustiziere al rossoblù. Pazienza, ci sono ancora cinque partite fuori per spezzare la maledizione e non lasciare l'anno in corso privo di vittorie esterne, con match point decisivo alla prossima (dopo l'Atalanta in casa) in quel della Verona Clivense, teatro curiosamente dell'ultimo successo esterno, datato dicembre 2017. La perfetta occasione per festeggiare l'anniversario e buttarsi alle spalle quasi un anno senza i tre punti in trasferta.
Svanberg vale già il doppio: saggezza da veterano, classe da predestinato e talento allo stato puro: semplicemente Mattias Svanberg, classe '99, neanche ventenne, ma con un grande futuro davanti a sé. Senza dubbio l'Acquisto con la A maiuscola dell'ultimo calciomercato, con i cinque milioni spesi per averlo già ampiamente ripagati e che presto potrebbero addirittura raddoppiarsi, vista l'età e gli ampi margini di miglioramento. Nel secondo tempo fa un numero da capogiro, bevendo due difensori in nero-verde al limite dell'area, e lasciando partire un bolide che Consigli svetta in angolo per miracolo. Maglia da titolare fissa all'ex Malmoe, protagonista di lampi di genio che certo avranno già attirato su di sé le attenzioni di mezza serie A: e non solo…
DiFra è ancora un rossoblù: primo tempo, Bologna in vantaggio 1-0, su calcio d'angolo si potrebbe raddoppiare, ma la palla finisce sul palo. Rovesciamento di fronte, Federico Di Francesco si ritrova improvvisamente da solo davanti a Skorupski, e qui forse nella mente del giovane nero-verde affiorano i ricordi del passato in rossoblù, che ipnotizzano il pur bravo Difra facendogli perdere l'attimo fuggente. L'estate scorsa, per la cronaca, il nostro lasciò in Bologna in lacrime e l'errore di oggi sembra aver confermato un affetto rimasto probabilmente immutato, per una maglia e una città che del resto non gli han fatto che bene. In questa sede si propende per l'idea romantica, e cioè che il Difra abbia sbagliato apposta per non far male ai suoi ex colori. E' poi ovvio che non sia così, ma chi può andare a stabilire il contrario?
Non è un derby!: si dice daaaaazon, dice Diletta Leotta nel famoso spot, e chi scrive ribatte che come Dazn si legge nella maniera di cui sopra, anche se non verrebbe da pronunciarlo in quel modo, allo stesso maniera Sassuolo-Bologna, pur assomigliando sulla carta ad un derby ( tra mille e più virgolette) non potrà mai essere definito come tale, per motivi noti a tutti, e quindi non si capisce la ragione per cui i telecronisti Dazn continuino imperterriti a definire in tal modo il lunch match, in barba a regole non scritte che, anche a chi non vive sulla via Emilia, dovrebbero essere fin troppo chiare. Invece nulla, i due han deciso che la sfida del Mapei è un derby e continueranno a sostenerlo fino alla fine, facendo certo perdere la pazienza ai tanti tifosi rossoblù incollati al pc.
Giocare a mezzogiorno è un reato: in Italia poi, dove il pranzo domenicale è sacro, il crimine assume il doppio della colpa; figurati poi se si gioca in trasferta, seppur non lontana, con un tempo grigio fin dall'alba, che dulcis in fundo presenterà anche il suo salato e piovigginoso conto in termini di rovesci e precipitazioni. Ma va bè: per il Bologna questo e altro.
Il Mapei è una cattedrale nel deserto: tanto bello quanto mal sfruttato, riempito solo con l'arrivo di tifoserie avversarie o in occasioni speciali, con quella che dovrebbe essere la legittima proprietaria dell'impianto, la Reggiana, costretta a fare da coinquilina mal sopportata dall'azienda Mapei. E certo, da questo punto di vista fa sempre senso recarsi nell'ex Giglio, trovandosi di fronte invece del passionale tifo granata (relegato agli abissi dei Dilettanti) un vero e proprio tempio abbandonato, seppur bello ed accogliente. Una situazione paradossale, tutta nostrana, che certo non rende giustizia ad uno dei più begli impianti regionali, diviso tra due e, fino a poco tempo fa ( con l'Atalanta che qui giocava le partite casalinghe in Europa League), addirittura tre squadre. Per la serie: succede solo in Italia.