Le sentenze di Cagliari-Bologna
Cosa ci ha detto la partita di ieri? Che per spiccare il volo i tempi son maturi e che in trasferta il Bologna ha un problema: tutto da buttare dunque? Quasi, nel senso che certamente il mezzo vuoto prevale sul mezzo pieno, ma piano con gli isterismi. Perché così come non eravamo da Europa dopo l'Udinese, non siamo da retrocessione oggi: con le prime otto giornate a far da testimoni, in tal senso. La dimensione ideale di questa squadra? Al momento sul 13-14esimo posto: ma questo già si sapeva. Ecco in sintesi le sentenze del pomeriggio del Sardegna Arena: nulla di nuovo, a pensarci, ma conferme di problemi già consolidati nel tempo. Che continuano a trascinarsi senza una soluzione...
IL PROBLEMA-TRASFERTA: ancora a secco di vittorie esterne, proseguo dello scorso campionato, dove nel girone di ritorno (in tutto il 2018) i tre punti fuori son stati un miraggio. Per tornare ad un successo fuori bisogna andare al dicembre 2017, con la vittoria a Verona col Chievo e quel rocambolesco 3-2 con doppietta di Mattia Destro che pensata oggi sembra fantascienza. Ma perché il Bologna dell'ultimo anno solare (non solo quello di Pippo) fa così fatica in trasferta? Vai a capire il perché. Non che sia facile dare una risposta: le ansie da prestazione, di ogni tipo, si curano con lo psicologo, o al massimo con terapia di gruppo. Che forse è quello che ci vuole a questo Bologna: bisognoso di una vittoria fuori, anche fortuita, per rompere la maledizione. Magari a Sassuolo (la prossima fuori) come l'anno scorso, quando i ruoli erano invertiti e la squadra di Donadoni vinceva solo lontano dal Dall'Ara. Curioso, no?
TROPPE SCONFITTE: cinque su otto partite, un dato preoccupante. Tre contro dirette concorrenti ( Genoa e Spal prima di Cagliari), due contro avversarie irraggiungibili ( Inter e Juve) che nel complesso fanno pendere la bilancia in negativo: perché sette punti dopo otto giornate ( cioè una media inferiore al punto a partita) rimangono pochi. La partita del Sardegna Arena era una sorta di prima crocevia stagionale: vincere, o quantomeno uscire imbattuti, avrebbe voluto dire mettersi definitivamente alle spalle il brutto inizio, ma così non è stato. E un passo indietro del genere fa riflettere: perché lascia nebbia e incertezza sulla reale identità di questo Bologna. Bipolare e indecifrabile: la squadra che perde contro le dirette concorrenti o quella che vince e convince contro la Roma? Chi è il vero Bologna?
NO CONTINUITA': zero risultati utili consecutivi, e non solo: non più di una partita con zero goal subiti. Le due vittorie casalinghe contro Roma e Udinese e il pareggio contro il Frosinone rimangono episodi isolati senza seguito: se problema di mentalità o di un'alchimia ancora da cementificare ( ieri 8 su 11 eran nuovi) è ancora da capire. Tra due partite la risposta definitiva: perché alla decima, dopo gli scontri (quasi) diretti contro Torino e Sassuolo, il tempo per i primi giudizi sarà maturo. Che squadra è questo Bologna? Qual è l'undici definitivo? Chi è titolare: Pulgar o Nagy? E Donsah? Destro farà la fine di Acquafresca? Appuntamento a fine ottobre per la sentenza del tribunale rossoblù: quello invisibile e implacabile. Quello del web. Che non lascia scampo a nessuno. E a volte, sparandone in continuazione e senza sosta, finisce per prenderci. Legge dei grandi numeri.