Non chiamatelo derby



di Stefano Brunetti

"Bologna e Sassuolo, ritorna il derby".
Principio di mancamento.
Voglia di querela, e di chissà cos'altro. Perchè sbagliare è umano, ma perseverare si sa cos'è.
E qui, nell'errore sistematico e voluto, si va avanti da un bel po'. 
Precisamente dal 2013, anno dell'approdo in massima serie della truppa nero-verde e della nascita del grande equivoco, che ancora oggi persiste specie sulla tv generalista.
Ripetiamolo tutti insieme, a scanso di equivoci: Bologna contro Sassuolo non è e non sarà mai un derby. E non serve vivere in Emilia per capirlo. 
Troppo distanti città e storie per un paragone serio, ma qui si va poi a scoprire l'acqua calda, e cioè che il derby del Sasso è al massimo col Modena (o forse col Carpi) e quello del Bologna con la Spal ( o forse con lo stesso Modena), attenendosi grosso modo alla stretta definizione di "derby geografico", con tutto il rispetto per la categoria.
Perché coincidendo il Sassuolo con la Mapei del signor Squinzi si fa poi fatica ad individuare un retroterra campanilistico capace di dar senso alla rivalità, con un Sasso che comunque negli ultimi anni è divenuto di fatto una delle principali spine nel fianco per il Bfc, spodestato del suo trono regionale per longevità in massima serie e risultati raggiunti.
Ne dovrà comunque passare ancora di acqua sotto i ponti per trattare il neroverde da "rivale storica", senza togliere ovviamente nulla a partite che sul campo son combattute fino all'ultimo, con grosse sorprese da una parte e dall'altra, oltre a corsi e ricorsi atti ad infuocare il match. 
Un esempio? La presenza di Federico Di Francesco da una parte e di Diego Falcinelli dall'altra, protagonisti dello scambio più chiacchierato dell'estate, che certo ad oggi ha forse accontentato di più i neroverdi, anche se i conti si fanno poi alla fine.
Sicuro comunque che per il Difra questa non potrà essere una partita come le altre, avendo avuto qui di fatto l'adolescenza calcistica, e anche per il Falcio, d'altra parte, tornare in una squadra dove ha giocato a più ondate non sarà certo una domenica qualunque.
Ma il pallone è anche questo, signori, e il proprio passato o lo si affronta o non se ne esce più.
Qualche estate fa, precisamente nel 2015, ci fu anche il caso Duncan-Defrel, contesi sempre sull'asse Bologna-Sassuolo ed infine andati in nero-verde, a discapito di un Bfc fresco di promozione in massima serie.
Altri motivi d'interesse, più legati all'attualità, stanno poi nella figura di Roberto De Zerbi, oggi mister del Sassuolo, ma ad un passo da quella del Bologna nel periodo vacante di fine maggio, quando con Nicola e Inzaghi era tra i favoriti per far da successore a Roberto Donadoni.
Tanti goal per il momento nella sua avventura in neroverde (15 fatti, quarto attacco), ma anche tra le peggiori difese per goal subiti (14), per una squadra dall'impronta zemaniana che là davanti segna e fa segnare, dai nomi e curriculum che fan sinceramente paura.
Per questo, oltre che per la miglior posizione in classifica, il Sassuolo domani partirà certo da favorito, nel tentativo di spezzare una maledizione che negli ultimi tre anni ha sempre visto il Bfc corsaro in quel del Giglio Neroverde, certo da questo punto di vista più favorevole al rossoblù.
L'unica vittoria dei padroni di casa fu nel 2013, sotto una pioggia scrosciante ed un Bologna tra i peggiori degli ultimi vent'anni. Il segno "x" non è mai uscito nelle quattro sfide al Giglio-Mapei, ma  potrebbe esserci una prima volta: di certo c'è che il "non derby" in terra reggiana (quasi a simboleggiarne l'ulteriore stranezza) giunge al suo quinto atto, rischiando di confermarsi come "classica" del calcio regionale, perché chi si ferma è perduto, e il calcio del Terzo Millennio questo lo sa bene, calpestando spesso e volentieri tradizioni vecchie secoli, o anche di più.
Però a tutto c'è poi un limite: come ad esempio, sprecare paroloni per una sfida che, tolto il campo da gioco, non significa proprio niente. Per favore, dunque: non chiamatelo derby...


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