Bertolucci e Bologna


di Stefano Brunetti


Emiliano di Parma, ma bolognese d'adozione: le strade di Bernardo Bertolucci e della Grassa si sono più volte incrociate, finendo per formare un rapporto "a distanza" certo romantico ed in fondo unico nel suo genere, con vari punti di contatto nel corso della storia.
Il primo: neanche ventenne, il giovane regista è assistente di uno che sotto le Due Torri c'era nato e cresciuto, Pier Paolo Pasolini, che farà da mentore e maestro al giovane Bernardo, scrivendo soggetto e sceneggiatura del suo primo lungometraggio, La Commare Secca, datata 1962.
Poi, dieci anni dopo, ecco uscire "Ultimo tango a Parigi", il film che di fatto lo consacrerà a livello internazionale, sia per il successo che per lo scandalo annesso: in Italia viene presentato al Festival di Porretta Terme, nel dicembre del '72, scatenando fin da subito, per le celebre scena del "burro" (con protagonisti Brando e la Schneider) l'ira della Buoncostume, che ne vieterà la messa in onda.
Il tribunale di Bologna però ribalterà la sentenza, scagionando il regista dalle accuse, portando la contesa fino in Cassazione, con la sentenza del 29 gennaio 1976 che condannerà in via definitiva il film alla damnatio memoriae (solo nel decennio successivo ci sarà la riabilitazione della pellicola).
Ed eccoci infine al 1989, anno dell'incontro ravvicinato tra Bertolucci e la città delle Due Torri: col mondiale alle porte viene infatti realizzato il film-documentario "Dodici registi per dodici città", in cui per grandi nomi della regia italiana (tra cui Lizzani, Zeffirelli ed Antonioni) vengono chiamati in causa per dei brevi corti sulle città che ospiteranno le partite.
A Bertolucci, ormai Nome con la N maiuscola del panorama cinematografico, viene assegnata Bologna, che presenterà assieme al fratello Giuseppe: l'originalità dei due fratelli starà nel raccontare la città dei Portici tramite gli occhi di un gruppo di bambini, impegnati in un torneo di nascondino in una Bologna deserta e dai contorni onirici (con la partecipazione del sempiterno Dottor Balanzone).
Testimonianza questa di un rapporto stretto, strettissimo, tra Bologna e Bertolucci, che nella sua lunga carriera, piena di successi, fece anche questo piccolo omaggio alla nostra città, sconosciuto forse al grande pubblico, ma che ogni petroniano degno di questo nome dovrebbe conoscere a memoria.

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