Il bergamasco che fece piangere Bologna
di Stefano Brunetti
Prima Brutto Anatroccolo, per le gambe larghe e la bassa statura, poi Beppe Goal ed infine Mister Due Miliardi, colui cioè che spezzò il cuore di un'intera città: ecco a voi i tanti volti di Giuseppe Savoldi, classe '47 di Gorlago (nel Bergamasco), amante ed amato, sotto le Due Torri, simbolo per tanti anni del Bologna post-scudetto, andatosene poi via nell'estate del '75 per "un'offerta che non poteva rifiutare" e che all'epoca fece scalpore, per la cifra abnorme (con cui oggi ti paghi mezzo Pulgar) e comunque considerata fuori luogo in un'Italia in piena austerity.
Ma il Dio Denaro si sa, alla fine l'ha vinta sempre su tutto e dunque ecco Beppe in maglia azzurra, quella del Napoli, per quattro lunghe stagioni; poi il ritorno a metà anni Settanta ed infine la condanna per il calcio-scommesse, che a quell'epoca riguardò tanti (anche se il nostro si dichiarò sempre estraneo), e che certo contribuì ad alimentare i sentimenti contrastanti di Bologna per il suo primo Beppe Goal, comunque con un posto indelebile nella Hall of Fame rossoblù.
Ma andiamo con ordine: i primi calci al pallone all'Atalanta, dove a vent'anni esplode segnando la bellezza di 12 reti, attirando su di sè le attenzioni di mezza penisola.
Lo prende il Bologna, che in quegli anni è una delle big, anche se in discesa: questo perché lo scudetto è già vecchio di quattro anni e i pezzi di quello squadrone "paradisiaco" se ne stanno andando tutti ( da Nielsen ad Haller, fino a Bernardini, Fogli e Tumburus), rendendo dunque urgente una rifondazione totale, per non perdere il passo con le prime.
Quell'estate del '68, oltre che in tutta Italia, sarà del resto uno spartiacque anche per il rossoblù, che tra le altre cose cambia presidente, da Luigi Goldoni a Raimondo Venturi, e allenatore, con Cesarino Cervellati confermato dopo il finale di stagione precedente, dov'era subentrato a Luis Carniglia. Direttore tecnico è Oronzo Pugliese, dal carattere focoso e teatrale, con cui Cesarino entrerà presto in rottura.
E come va dunque questa prima stagione del Beppe Rossoblù? Così così, perché se da una parte i 9 goal lasciano ampi margini di miglioramento per il futuro, dall'altro il pubblico del Dall'Ara sembra non gradire il centravanti bergamasco, già rinominato Brutto Anattrocolo per quel suo trottorellare a piedi aperti; e l'anno successivo certo non aiuta, con i goal che si riducono a sei, e il Bologna che peggiora la posizione finendo al decimo posto, causa principalmente una squadra mal costruita.
Poi certo, c'è la vittoria in Coppa Italia a tener su il morale, ma i risultati in campionato rimangono deludenti: serve dunque una svolta. Nell'estate del 1970, Edmondo Fabbri, mister rossoblù, deve scegliere chi tenere tra Mujesan e lo stesso Savoldi, optando infine per il secondo, che l'anno dopo lo ripagherà alla grandissima con 15 reti e il quinto posto in campionato, oltre alla vittoria in Coppa di Lega Italo-Inglese contro il Manchester City ( con rete decisiva a Maine Road proprio del Beppe).
Esplode ufficialmente la Savoldi-mania: cinque stagioni consecutive in doppia cifra, un'altra Coppa Italia conquistata nel '74, e l'esordio in nazionale nel giugno del '75, dove riporta dopo tempo immemore una punta rossoblù in maglia azzurra. La città è ai suoi piedi, ma proprio sul più bello avviene il fattaccio: nella stessa estate dell'esordio in nazionale una voce scuote infatti i Portici, quella di un presunto interessamento del Napoli per Savoldi.
L'avvicinamento tra Conti ( presidente dal '72) e Ferlaino avviene a giugno a Roma, durante la finale di Coppa Italia: l'intermediario è Janich, ex pilastro bolognese, poi ds azzurro.
Due miliardi e mezzo la cifra messa sul piatto dal club partenopeo, per l'epoca stratosferica, più precisamente un miliardo e 600 milioni cash, più Sergio Clerici e mezzo Rampanti.
Luciano Conti non si lascia pregare due volte, e accetta il volo. Beppe Goal pure.
La città si rivolta: uno dei giocatori più amati dell'epoca post-scudetto se ne va così, all'improvviso, lasciando nel cuore dei tifosi un vuoto difficilmente colmabile.
Savoldi al Napoli, colui cioè su cui si dovevano ricostruire le fondamenta per un nuovo "squadrone", capace di far tremare, se non il mondo, quantomeno l'Italia. E lì finiranno, forse per sempre, i sogni di gloria: perchè l'addio di Beppe Goal coinciderà di fatto con l'inizio del declino rossoblù, che chiuderà definitivamente i legami con la squadra dello scudetto avviandosi al disastro dell'era Fabbretti.
Salvezze risicate e, per così dire, spintanee: poi, nel 1979, il colpo di scena.
Dopo caterve di goal al Napoli, Beppe Goal ritorna all'origine, sotto quelle Due Torri dove Marino Perani, suo ex compagno in campo, lo aspetta a braccia aperte in panchina.
E il pubblico rossoblù, nonostante l'addio doloroso di quattro anni prima, riabbraccia il suo bomber come il Figliol Prodigo, anche perché in quegli anni di giocatori super non è che ne passino parecchi: morale della favola, a 32 anni suonati Beppe Savoldi segna ancora, e in quell'ultima annata '79-'80 va nuovamente in doppia cifra, riconquistando il cuore dei bolognesi.
Ma quella che sembra l'inizio di una nuova favola sarà stroncata sul nascere dalla scandalo del Totonero, che riguarderà da vicino anche Beppe Goal, dal canto suo dichiaratosi sempre estraneo a qualsiasi coinvolgimento ( portando come prova logica la sua rete decisiva nella partita incriminata), ma non che basterà ad evitargli una squalifica di tre anni e mezzo, poi ridotta a due dal Grande Condono della Federcalcio in seguito alla vittoria dei mondiali dell'82.
Un'ultima stagione alla casa madre atalantina, e poi il ritiro, seguito da una breve carriera da allenatore e frequenti apparizione negli studi Sky come opinionista, specie per gli incontri sull'asse Bologna-Napoli-Bergamo.
Ma come è ricordato oggi Savoldi dai bolognesi? Per lo più in positivo: perché nonostante tutto parliamo di uno che in rossoblù ha siglato ben 142 reti. Poi certo, magari uno che aveva vent'anni in quell'estate del '75 non la penserà allo stesso modo, portando dentro di sé per sempre l'immagine del tradimento, ma questo poco importa. Perché Giuseppe Savoldi era uno che il nomignolo con cui lo chiamavano tutti se lo era guadagnato sul campo: non Anatroccolo, e nemmeno Due Miliardi.
Ma Beppe Goal: il Primo di questo nome.