Acqua e Apatia

di Stefano Brunetti

Nessuna sorpresa al Dall'Ara: passa la Lazio, la più forte, con un goal per tempo (Luiz Alberto e Lulic), che consegnano agli almanacchi un pomeriggio d'ordinaria amministrazione.
Tutto secondo programma dunque, con Inzaghi, junior, che inguaia il fratello più grande, arrivato sì a mangiare il panettone (contro la previsione degli scettici), ma in dubbio per la calza della Befana, e forse anche per il brindisi del 31, attendendo ovviamente indicazioni, in tal senso, da Montreal e provincia.
Che altro aggiungere su questo Bologna?
13 punti in 18 partite, penultimo attacco del campionato a braccetto col Frosinone, astinenza da vittorie che dura da settembre e numero "zero" alla voce goal fatti da ben tre giornate: non approfondiamo poi il rapporto con le trasferte che è meglio.
Ad oggi, la situazione è questa: quella cioè di una squadra allo sbando, che si presenta all'ultima partita dell'anno (quella col Napoli al "San Paolo"), con uno spirito rassegnato, della serie "speriamo che passi in fretta": poche idee e pure confuse, assenza totale di quel "fuoco e desiderio" tanto decantato in estate (ora sostituito da una metaforica "acqua e apatia") e la certezza di essere tra le peggiori di un campionato che, dal canto suo, tende ad un livellamento progressivo verso il basso.
La prova? Il fatto che nonostante non si vinca da settembre (!) la salvezza sia solo lì, ad un punto, quello dell'Udinese (sperando ovviamente che non faccia punti a Ferrara), sintomo di una serie A ridicola ed ormai ridotta ad una farsa simil-teatrale.
Anche il pubblico, encomiabile fino al novantesimo con il sostegno ad oltranza, alla rete di Lulic non ce l'ha fatta a trattenersi, perchè va bene che è Natale, ma a tutto poi c'è un limite; e quindi adesso che si fa? Tra un Inzaghi (Pippo) confuso, pugnalato letteralmente dal fratello (come nelle migliori tradizioni narrative) un Saputo desaparecido, che da queste parti non si fa vedere neanche in cartolina ed una squadra che pare vicina al "rigor mortis" (calcistico, s'intende) ci si affiderà in maniera cieca e fideistica al mercato di gennaio, sperando che dal cilindro del d.s. Bigon (colui che l'estate scorsa sentenziò "questa è finalmente la mia squadra") escano i rinforzi giusti, vedasi alla voce "centrocampisti", perchè poi prendere Sansone o chi per lui là davanti senza che gli arrivi alcun pallone giocabile, come ora, non risolverebbe assolutamente nulla.
Il 2018, l'annus horribilis (proiezione finale sotto i trenta punti, mai così male in un anno solare col campionato a venti squadre) volge finalmente verso la fine e si premere di sottolineare il "finalmente": ultima fatica, come detto, la trasferta di Napoli, poi rivoluzione, in campo e non solo; perchè l'acqua ed apatia, altrimenti, rischiano davvero di prendere il sopravvento.




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