Dov'eravamo rimasti?

di Stefano Brunetti


"Ma non dovevamo vederci più?" cantava Lucio Battisti nella celebre canzone.
Eppure, dieci anni dopo (mese più mese meno), Sinisa Mihajlovic potrebbe tornare a sedersi sulla panchina rossoblù, la stessa in cui di fatto iniziò il suo percorso da head coach.
Dopo gli anni da vice di Roberto Mancini, all'Inter, nel novembre del 2008 l'ex difensore serbo riceve la chiamata della famiglia Menarini, alla guida di un Bologna che arranca e che dopo il 5-1 subito dal Cagliari ha dato il benservito a Daniele Arrigoni, l'eroe della promozione.
Strana logica, quella dei Menarinos: fuori uno esperto per uno alle prime armi.
La cura però funziona, con un Miha che si riscopre motivatore di prima classe.
L'emorragia di sconfitte si ferma: 1-1 all'esordio con la Roma, in casa, e stesso risultato la giornata successiva a Siena; poi due risultati in fotocopia, con Palermo e Genoa (segna sempre Di Vaio) ed il rocambolesco 2-2 in quel di Reggio Calabria, con rete di Valiani e del solito San Marco.
Cinque pareggi di fila, tutto sommato non male, ma c'è bisogno di una vittoria: ed eccola arrivare, in casa col Torino, con un 5-2 che manda in visibilio il Dall'Ara.
La città è ai piedi del suo nuovo mister, che continua il momento d'oro pareggiando a Lecce, in casa col Chievo ed infine vincendo a Catania, portando a nove la striscia di risultati utili consecutivi, che certo certificheranno l'ottimo lavoro svolto sotto le Due Torri.
Sconfitta in casa col Milan, da mettere in preventivo, subito però equilibrato dal successo esterno di Bergamo: poi, il blackout.
La cura Sinisa, come la bevanda magica di Space Jam, comincia a perdere i suoi effetti: nove sconfitte nelle successive dieci partite e all'alba della 31esima giornata, quella dello scontro casalingo col Siena, la panchina traballa pericolosamente.
Risultato: 1-4 per i bianconeri, rossoblù mai in partita, contestazione durissima e il posto di Sinisa che salta, dopo 4 vittorie, 8 pareggi e 10 sconfitte.
Ci penserà poi Papadopulo a salvare (nemmeno lui saprà come) quell'Armata Brancaleone.
Di certo che c'è Miha, smaltita la delusione, ripartirà l'anno dopo da Catania, dove farà bene, guadagnandosi così il salto di qualità della Fiorentina: nono posto al primo anno, esonero il secondo.
Breve parentesi come ct della nazionale serba e poi eccolo nella Genova Blucerchiata, dove si rilancia con un settimo posto gli vale la chiamata del Milan, sua grande avversaria da calciatore.
La squadra rossonera però, in quegli anni, è in piena caduta e colleziona allenatori come figurine (anche Pippo Inzaghi è tra questi): anche Sinisa non sfugge alla maledizione, finendo per essere esonerato nell'aprile del 2016 dopo un campionato a dir poco deludente.
Cairo però decide di puntare su di lui per il dopo Ventura, nono posto al primo anno e esonero al secondo, un replay dell'esperienza fiorentina, a pensarci.
A giugno va a Lisbona, nello Sporting, ma dopo solo nove giorni è esonerato, causa situazione societaria non propriamente tranquilla; nel recente passato ha dichiarato che non avrebbe mai più allenato in Italia, ma mai dire mai.
Sinisa e il Bologna, il ritorno? Ai posteri l'ardua sentenza.

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