I tre giorni che sconvolsero il mondo






di Stefano Brunetti



Dicembre 2012, ad una settimana dalla fine del mondo profetizzata dai Maya si cominciano a intravedere i segnali dell'Apocalisse imminente: nel giro di neanche 72 ore il Bologna espugna il "San Paolo", operazione che negli ultimi trent'anni gli era riuscita una sola volta (quell'1-5 del 2000) e che viene improvvisamente bissata con un botta e risposta, nel doppio confronto che vede gli azzurri e i rossoblù prima contro in campionato e poi in Coppa Italia.
Ma partiamo dall'inizio: è l'alba della 17esima giornata, di fronte il Napoli di Walter Mazzarri (che in casa non ha ancora perso) e il Bologna di Stefano Pioli, in netto calo rispetto all'anno precedente.
Una partita sulla carta senza storia, anche se, sorpresa, il Bologna passa in vantaggio al decimo con Gabbiadini, finendo il primo tempo avanti; nella ripresa però gli azzurri rimettono le cose a posto, prima col pareggio di Gamberini (bolognese ed ex rossoblù), poi con la rete del sorpasso firmata Edison Cavani, quell'anno incontenibile.
A cinque minuti dal termine il Napoli conduce dunque per 2-1, non senza fatica; per il Bologna potrebbe essere un onorevole sconfitta, viste le premesse della vigilia, ma poi cosa succede? Che all'86esimo c'è un cross di Garics dalla destra e Panagiotis Konè decide di entrare nella leggenda.
Presente il simbolo delle figurine Panini? Ecco, la sforbiciata del greco, per modalità, la ricalca alla perfezione, una roba folle anche solo pensarla. Il risultato comunque è un bolide al volo che non lascia scampo all'incolpevole De Sanctis: 2-2, ma non è finita.
Il Napoli è frastornato, calcio di punizione battuto da Guarente, pallone che arriva in mezzo e Portanova che lo deposita in rete. 2-3 e San Paolo ammutolito.
Non è la prima volta di una rimonta del genere, per quel Bologna 2012-2013 (chiedere alla Roma di Zeman per maggiori informazioni), ma certo quella serata napoletana resterà indimenticabile, per il suo piombare così senza preavviso da un momento all'altro.
Bologna che dunque espugna il San Paolo dodici anni dopo l'ultima volta, nella maniera più eroica possibile; ma il ritorno a casa, a prendere i giusti applausi dal proprio pubblico, è ritardato di qualche giorno causa un'altra partita da giocarsi sempre dalle parti del Vesuvio: sono gli ottavi di Coppa, che per un curioso scherzo del destino cascano proprio a ridosso della sfida di campionato, costringendo i rossoblu al soggiorno prolungato in quel del centro partenopeo.
L'importante era vincere domenica, pensano sotto le Due Torri, però va be, già che ci siamo, tentiamo di fargli il secondo sgambetto di fila: Cavani porta in vantaggio i suoi, bramosi di vendetta, ma Pasquato, in finir di primo tempo, pareggia il conto, facendo rivedere ai partenopei i fantasmi di pochi giorni prima.
Somma, che succede? Che si rimane 1-1 fino al novantesimo, poi un certo Panagiotis Konè, già decisivo nella partita di campionato con quel goal da cineteca, decide di entrare ulteriormente nella leggenda (e nella black list napoletana): tiro a giro da fuori area col destro e pallone che diventa imparabile per un disperato De Sanctis, trafitto per la quinta volta nel giro di pochi giorni e per la seconda dal greco.
Bologna che passa il turno, espugnando il "San Paolo" per la seconda volta e Napoli che piange, rivolgendosi forse nella piena tradizione partenopea a scusanti quali malocchio e similari; la storia è riscritta, con una certezza e cioè che quel double nel giro di pochi giorni resta ancora ad oggi incredibile, e di sicuro, se non ci fu allora la fine del mondo, bisognerà certamente aspettare per un altro po'.

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