L'esercito degli ex


di Stefano Brunetti


Bologna e Parma sono tanto distanti ideologicamente (il capoluogo di regione contro l'Emilia Lombarda) quanto vicine di fatto a livello di geografico,  con neanche 100 km e l'ex Ducato di Modena e Reggio a separarle: sarà forse per questo, o chissà per quale altro motivo, che nel corso della storia gli scambi sull'asse Due Torri-Battistero si son fatti sempre più fitti; perchè tra giocatori passati da una all'altra sponda, il giocare prima in maglia gialla poi in quella rossa (e viceversa) è diventato col passare degli anni un pratica ricorrente e quasi obbligata.
E partendo dai portieri, come logica impone, ecco dunque Luca Bucci, nato a Bologna, ma simbolo del Parma da giocatore, di cui difese a più ondate i pali tra anni '80 e 2000 (oggi preparatore degli estremi difensori rossoblù). Sempre in porta, come scordarsi di Antonio Mirante, numero uno rossoblù del triennio '15-'18, quando arrivò proprio dopo essersi svincolato dal Parma, di cui fu portiere per sei lunghe stagioni ( dal 2009-2010).
Scendendo alla difesa, troviamo un Marcello Castellini che nei suoi quasi vent'anni di carriera ha più volte fatto la sponda dalla Piccola Parigi alla Grassa, e viceversa: ricapitolando, eccolo prima nella città ducale, poi, dopo una parentesi alla Samp, a Bologna, dove è il perno difensivo del triennio 2000-2003; poi il ritorno a Parma, giusto una stagione, prima di tornare nella Genova Blucerchiata ed infine in maglia rossoblu, nel 2006, con cui chiuderà la carriera tre anni dopo.
Emiliano Moretti invece non giocò mai coi ducali, che si limitarono a comprarlo per 1,8 milioni salvo poi mandarlo subito a Bologna nell'ambito dell'affare che portò proprio Castellini sotto il Battistero.
E come scordarsi di Cristian Zaccardo? Al Bologna giovanissimo, nel triennio 2001-2004, al Parma poi dal 2009 al 2013. E poi Giovanni Bia, parmigiano doc, che iniziò la carriera nella città natale, salvo poi passare ai rivali nel '98, giocando in rossoblù fino al 2001.
Nel mercato di riparazione 2004 arrivò invece a Bologna quell' Hidetoshi Nakata in gialloblu nel triennio precedente,trasferitosi sotto le Due Torri per dare una mano al suo maestro Carlo Mazzone; poi ecco Matteo Brighi, rossoblù nel 2003 e giallo l'anno dopo. E facendo un salto indietro, aggiungete alla lista anche Andrea Tarozzi, bolognesissimo di Sasso Marconi, calciatore rossoblù dal '91 al '96, che oggi, facendo il vice di Roberto D'Aversa sulla pancina parmigiana, nella sfida del "Tardini" avrà certo il cuore diviso a metà.
Beppe Signori sarebbe potuto andare al Parma, invece, a metà anni Novanta, quando giocava nella Lazio, precisamente nel '95; ma una sollevazione popolare sotto casa Cragnotti ne impedì il trasferimento, cambiandone per sempre il destino calcistico.
Alberto Gilardino invece in terra ducale si è lanciato, come qui sappiamo purtroppo bene (segnò uno dei goal del ritorno del playout), salvo poi arrivare a Bologna già maturo, nella stagione 2012-2013, dove coi suoi tredici centri fece comunque una super stagione.
Per quanto riguarda gli allenatori, poi, la lista è infinta: da Marino Perani, mister rossoblù a fine settanta e poi a Parma in C (con cui conquistò la promozione in B nell'84) ad Alberto Malesani, condottiero della squadra gialloblu in Europa, e del Bologna, dieci anni dopo, post-Porcedda; ecco poi Francesco Guidolin e Franco Colomba, entrambi prima sotto le Due Torri poi all'ombra del Battistero. E sì, per concludere nella lista ci sono anche loro due: Roberto Donadoni, che a Parma ebbe il miglior risultato della carriera (sesto posto) e Filippo Inzaghi, ex gialloblu, ma da calciatore (uno dei pochi posti dove non lasciò il segno, 2 reti in 15 presenze nel 1996).
Mille e più motivi per rendere quella di oggi qualcosa in più di una semplice giornata di campionato: una sfida nella sfida, con la Via Emilia sotto i riflettori del calcio nazionale.




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