Lo chiamavano Cagnaccio
di Stefano Brunetti
Oggi conosciuto come allenatore d'esperienza, di quelli che chiami per risolvere problemi (una specie di Signor Wolf della panchina) ma una volta centrocampista rognoso dell'Ascoli di Costantino Rozzi, dove era chiamato il Cagnaccio, per le sue caratteristiche da Gattuso anti-litteram, capace poi di avere nel lustro a Firenze il periodo più fortunato nella carriera da calciatore.
A fine novanta, appese le scarpette al chiodo, eccolo imparare il mestiere di allenatore come vice di Novellino, prima a Piacenza, poi a Venezia; l'esordio in panchina a Cesena, nella stagione 2002-2003, dove conquista subito la serie B, dimostrando fin da subito una dote naturale in fatto di promozioni.
L'anno dopo è a Vicenza, dove porta i biancorossi ad una tranquilla salvezza e poi ecco il ritorno al "Garilli", stavolta da protagonista, dove nel triennio 2004-2007 sfiora più volte la promozione.
Nel 2007 prende il Chievo appena retrocesso e lo riporta subito in serie A: l'anno successivo, dunque, può finalmente esordire in massima serie, ma dopo appena dieci giornate è esonerato.
Riparte ancora dalla cadetteria, a Brescia, dove ottiene ai playoff la terza promozione della carriera; ecco però avvenire il replay dell'avventura in clivense, con l'esonero dopo 19 giornate.
All'alba degli Anni Dieci Giuseppe Iachini è dunque sinonimo di maestro della serie B, che vince regolarmente, ma non di mister da categoria superiore: conferma l'assunto nella Genova Blucerchiata, dove prende una Samp disastrata e la porta a vincere i playoff dopo il sesto posto in campionato.
L'anno dopo ha una chance in A a Siena, dove non riesce a salvare una squadra pressochè spacciata, ma che conduce comunque ad un dignitoso finale; riparte poi in serie B, da Palermo, dove prende in mano un undici in difficoltà e che conduce senza troppi problemi alla promozione (la quinta della carriera, ormai collezionista).
Poi cosa succede? Che Zamparini lo conferma permettendogli di affrontare la stagione 2014-2015, dove il tecnico ascolano resiste alla nota sindrome d'esonero del vulcanico pres, finendo il campionato (prima volta in serie A) all'undicesimo posto, mica male per una neopromossa.
Forse Iachini ha finalmente trovato la sua dimensione, per uno scherzo del destino in quella Palermo tradizionalmente restìa ad avere lo stesso mister più di sei mesi; l'anno successivo però lo Zampa torna ad essere quello di sempre, cacciando via il tecnico dopo un brutto inizio di campionato.
Torna però a febbraio, salvo poi dimettersi definitivamente a marzo, dopo alcuni epiteti rivoltogli dal pres ("deficiente" e "perdente") non proprio carini.
Rimane comunque l'allenatore più longevo della lunga gestione Zamparini; e questo, a pensarci, è un fatto che sul curriculum ben in pochi possono vantare.
Riparte comunque la stagione successiva da Udine, dove il 2 ottobre è già esonerato; resta così fermo un anno, ripartendo infine da Sassuolo, che salva senza problemi, anche se a fine stagione la dirigenza gli preferisce De Zerbi.
Poi, nel novembre scorso, la chiamata dell'Empoli, terz'ultimo in serie A.
"Pronto Giuseppe, sono Fabrizio Corsi, te la sentiresti di venire?"
Le alte sfere dirigenza empolese gli chiedono un calcio meno volto all'estetica e più concentrato alla ricerca della concretezza, anche per risollevare una situazione di classifica critica, con sei punti in undici giornate, distribuiti in un sola vittoria, tre pareggi e ben sette sconfitte.
Detto fatto: nelle prime tre partite sulla panchina toscana Iachini ottiene sette punti, frutto delle vittorie casalinghe contro Udinese e Atalanta, più il pareggio di Ferrara.
Dal 4-3-2-1 di Andreazzoli al più pragmatico 3-5-2 (all'occorrenza 5-3-2), con una coppia là davanti che fa paura, Caputo-La Gumina, più diversi giovani terribili a centrocampo (Traorè, Zajc, Krunic), senza ovviamente scordarsi i nomi esperti della retroguardia (Maietta, Silvestre, Antonelli).
Un mix giovane-vecchio che Iachini pare aver capito appieno, ridando fiducia ad un undici che giocava un bel calcio, ma non portava a casa i risultati: perchè nel pallone si sa, che in fin dei conti sono solo questi a contare.
E Iachini, che in carriera è stato esperto di promozioni, vuol cominciare a specializzarsi anche in salvezze, già ottenute a Palermo e Sassuolo: per dimostrare che in A ci può stare alla grandissima. Domenica in arrivo al Castellani quel Bologna sfiorato dallo Iaco più volte in carriera, con di fronte quel Pippo Inzaghi che giusto un mesetto fa avrebbe potuto sostituire: corsi e ricorsi di un calcio che non smette mai di stupire e del quale gente come il Cagnaccio, nel giro ormai da più trent'anni, resta uno dei più vividi e autentici testimoni.