Quella volta in cui Laxalt...
di Stefano Brunetti
Anno di (dis)grazia 2013: nella sgangherata campagna acquisti estiva, anticamera della retrocessione del maggio successivo, tra i tanti colpi sbagliati ne è arrivato uno giusto, controparte nell'operazione che ha portato Saphir Taider all'Inter.
Il nome? Diego Laxalt, uruguagio ventenne, giocatore duttile che sulla fascia sinistra può ricoprire tutti i ruoli: Stefano Pioli lo vede bene come esterno del suo 4-2-3-1, a fare da supporto offensivo, assieme a Diamanti e Lazaros, dell'unica punta Cristaldo.
E con questa formazione scende in campo il 25 settembre contro il Milan, al Dall'Ara, a cercare la prima vittoria dopo un avvio non propriamente positivo (due sconfitte e due pareggi).
I rossoneri passano in vantaggio, dopo soli dieci minuti, con un certo Andrea Poli, poi inizia lo show rossoblù: o meglio, lo show di Diego Laxalt.
Che quella sera, a posteriori, ricorderà i lampi di un certo Mourad Meghni in quella famosa partita con la Roma (uniche perle, purtroppo, di stagioni in entrambi i casi maledette), facendo letteralmente impazzire la difesa rossonera; minuto 33, Diamanti serve un assist geniale, Laxalt vola e brucia l'incolpevole Abbiati con una velocità d'esecuzione impressionante.
1-1, ma non è finita: ripresa.
Cross dalla destra di Lazaros, ancora Laxalt, stavolta di testa, e rossoblù in vantaggio.
Tripudio, estasi: Bologna sembra aver trovato il suo nuovo fenomeno.
Che segna in tutti i modi possibili, pur senza essere un attaccante.
Cristaldo fa il 3-1, sempre su assist di Diamanti, dando l'impressione di aver fatto bingo nel mercato estivo. Sembra l'inizio di un nuovo Bologna, con una nuova generazione pronta a dir la sua.
Ma la doppia rimonta nel finale, firmata Robinho-Abate, sarà indicativa nel dimostrare tutti i limiti di una squadra fragile e nel complesso mal costruita, destinata dunque al tracollo.
Per Laxalt, nel Bologna, un proseguo di storia simile a quella del suo collega franco-algerino, dieci anni prima: nel senso che i lampi della serata col Milan saranno poi gli unici della stagione.
Bologna dunque a giugno in B, ma Diego che non lo seguirà agli inferi, mantenendo la categoria ad Empoli; è poi al Genoa, dove trova la sua perfetta dimensione.
111 presenze e 7 reti in tre anni, che gli valgono nell'agosto scorso la chiamata di quel Milan che aveva castigato al Dall'Ara. Rino Gattuso lo vuole con sé e convince la società a spendere una bella cifra per averlo; per il momento, però, in maglia rossonera Laxalt ha disputato solo una manciata di partite, partendo il più delle volte dalla panchina.
Se martedì sarà titolare? Probabile che Gattuso, dopo la partita di Coppa (finita male, malissimo per i rossoneri), faccia un mini turnover. Per questo non è escluso che Diego giochi dal primo minuto, su quella fascia sinistra dove cinque anni fa, in quella serata di fine settembre, fece vedere lampi di genio di un potenziale immenso, ancora oggi però in cerca della sua definitiva esplosione.