Impressioni disincantate sul primo giorno di Sinisa
di Stefano Brunetti
Alle 14.30 a Casteldebole non c'è ancora nessuno, o meglio, non c'è ancora nessuno sul campo, perchè in realtà la collinetta è già piena.
E giustamente ci si chiede: ma nessuno lavora più in questa città?
Troppo forte la tentazione di salutare il ritorno di Sinisa Mihajlovic, dieci anni dopo, per non abbandonare qualsiasi cosa si stesse facendo prima; a primo impatto la folla lascia a bocca aperta: se non sono un migliaio, poco ci manca.
Splende il sole, per una giornata nel complesso fredda: il centro tecnico Nicola Galli saluta così l'arrivo del suo tecnico. Che tarda, da prassi, ad arrivare.
E sarebbe poi strano il contrario.
Morale della favola: passano i minuti e non si vede nessuno, se non ombre in fondo al campo. Indistinguibili.
Tra i tifosi si parla del più e del meno: più del meno che del più.
Tra l'anziano che pontifica ("Comunque io "Di Maio" non l'avrei ceduto") e la signora che spera in un regime severissimo, stile collegio, per quei discoli che vanno in campo.
In generale non si respira un clima negativo: il cambio d'allenatore sembra aver cancellato l'Apocalisse post-Frosinone, come se tutti i problemi fossero spariti per magia.
Il popolo ha avuto quel che chiedeva.
Arriva per primo Luca Bucci, preparatore dei portieri: l'unico superstite, o quantomeno tra i pochi, dell'era Donadoni e di quella Inzaghi. Un Talleyrand dei giorni nostri.
Tutti però spasimano per (ri)vedere il nuovo mister: con l'attesa che cresce.
Spasmodica.
Ma quando arriva?
In lontananza si vede arrivare la squadra, che comincia ad allenarsi nell'altro campo.
Si staglia all'orizzonte anche la figura di Sinisa, che comincia a martellare.
E' il primo giorno d'allenamento: va presa confidenza.
Macchè: pochi convenevoli e giù col lavoro.
Per un'ora circa il tutto si svolge lontano dalla collinetta; tra i commenti più memorabili, quello di un giovane sui vent'anni, inviperito coi giocatori
"S-p-o-m-p-a-l-i!"
Tra la folla, a questo punto enorme, la curiosità cresce.
Uno non si tiene: SINISA, VIENI QUA!!!
L'urlo sveglia tutti, squarciando la tranquillità del pomeriggio casteldebolese.
Difficile che il mister senta sul serio: ma effettivamente la squadra arriva.
Applausi timidi, anche se non c'è un vero e proprio momento di conciliazione. L'allenamento procede come se nulla fosse.
Mihajlovic è troppo concentrato per salutare: le sue urla si disperdono fino alla Meridiana, mentre il pubblico assiste compiaciuto.
"Vedi" si sente dire "Inzaghi non riusciva a trasmettere quella carica".
Il tecnico sbraita, vuol mettere le cose in chiaro: fa giocare ai suoi una partitella.
Grigi contro arancioni, e sgommare.
Il sole intanto se ne va e il freddo arriva: alle 17 si va in sala-stampa, per la presentazione ufficiale. Riecco Sinisa: accompagnato stavolta non da Francesca Menarini, ma da Riccardo Bigon.
Lo sguardo è sempre quello: di una tigre ferita, certo invecchiata, ma non per questo meno truce.
Una tigre in cerca di vendetta: contro il calcio italiano, che aveva giurato di non voler più frequentare; contro lo Sporting, che l'ha preso in giro. Contro il mondo.
Ammette di esser migliorato a livello di carattere: conto fino a 5-6, prima di parlare.
L'errore geografico però avrebbe meritato qualche secondo di riflessione in più: il "romagnoli" al posto degli emiliani cade in un imbarazzante silenzio, che gli costerà caro.
E di Bologna che si ricorda? Splendida città: quella dove le sue figlie(ora star del web) si son trovate meglio di tutte. A proposito delle figlie: la battuta di un giornalista locale sulla loro partecipazione all'Isola dei Famosi, ultima di un scambio acceso tra i due, scatena il Sinisa Furioso.
Che scherza, ride, ma è sempre pronto a ruggire. Della serie: "non toccate la mia famiglia".
In sala-stampa quindi si cazzeggia, ma si passa presto anche ai momenti di tensione. Come nei migliori film pulp. Mihjalovic è sempre lo stesso: l'accento mezzo serbo lo caratterizza.
Parole al miele per Saputo ("L'ho conosciuto a cena, gran persona, ce ne son pochi come lui"), spiragli per Mattia Destro ("Per me è titolare, ma deve ritrovarsi"), nulla sul predecessore, che per un curioso scherzo del destino già sostituì al Milan nell'estate 2015.
Ma che calcio vorrà fare Sinisa? All'attacco, offensivo.
4-3-3 o al massimo 4-2-3-1.
Gli piace prendersi dei rischi: o tutto o niente.
Chiusura sugli acquisti: solo gente di qualità.
O così o nulla.
Alla Samp, dice, ho lanciato Soriano che prima del mio arrivo non giocava.
La difesa di Bigon, nel finale: che adesso, sembra dire, è come uno di famiglia.
E nella mentalità di Sinisa, uno di famiglia, non si tocca.