Sinisa e l'Inter
di Stefano Brunetti
Sinisa Mihajlovic vive in Italia dal 1992, quando appena ventitrenne fu acquistato dalla Roma di Vujadin Boskov, suo connazionale e maestro, che lo lanciò di fatto nel calcio italiano; da l'inizio di una carriera memorabile, vissuta tra la Capitale (giallorossa e biancoceleste), la Genova Blucerchiata e soprattutto la Milano Nerazzurra, dove vinse il secondo scudetto da calciatore, apprendendo poi come vice di Roberto Mancini i segreti della panchina.
Poi certo, nella sua carriera Sinisa ha anche allenato il Milan, ma se si parla della città della Madonnina il suo cuore pende certamente verso la metà bauscia, che forse soffrì nel 2015 a vederlo sulla panchina dei rivali, anche se, oltre al cuore, è pur vero che anche al portafoglio non si comanda; e quindi, morale della favola, rieccoci alla vigilia di una sfida tra Mihajlovic e la sua Inter, oggi allenata da quel Luciano Spalletti che, proprio dieci anni fa, era alla guida della Roma che diede filo da torcere al dominio nerazzurro.
Ma del resto si sa, che nasci incendiario e muori pompiere: e quell'Inter a cui Sinisa è stato più volte vicino da allenatore, dopo averne fatto il vice, diventa dunque la sua prima tappa della seconda esperienza bolognese, che certo non si aspetta dal suo nuovo tecnico i tre punti, ma quantomeno un iniezione di fiducia all'ambiente, tentando magari con le barricate di strappare un puntaccio.
L'ultima volta nella San Siro nerazzurra, per Sinisa, fu nel novembre del 2017, in una delle sue ultime apparazioni col Torino: 0-0 fino all'ora di gioco, poi Iago Falque per il vantaggio granata, ed Eder che la fissa sul conclusivo 1-1.
Sulla panchina nerazzura c'era già Luciano Spalletti, che ultimamente non se la passa benissimo in termini di risultati (fresca eliminazione in Coppa Italia), fattore che, aggiunto ad altri, rende l'impresa di uscire imbattuti dalla Scala del Calcio non impossibile, o quantomeno più fattibile di altre volte.
E proprio lì dove nel 2005 Sinisa, mago delle punizione da calciatore, fece male al Bologna di Pagliuca (aprendo le danze di un rocambolesco 2-2), ricomincerà dunque il Mihajlovic Rossoblù, con i suoi fidi Edera e Lyanco, portati dalla Mole, per svegliare una squadra in condizioni critiche.
Non che dall'altra parte si stia meglio, ma insomma, certo in una sfida tra scontenti ci sarà una partita nella partita, e cioè quella di Sinisa Mihajlovic contro la sua Inter, un passato che per il tecnico serbo significherà sempre molto, ma che domenica tenterà metaforicamente di dimenticare.
Anzi, non solo per via metaforica: ma proprio letterale.
Perché chi guarda troppo al passato, come dice il detto, è senza futuro.
E questo, Sinisa Mihajlovic, lo sa fin troppo bene.
Sinisa Mihajlovic vive in Italia dal 1992, quando appena ventitrenne fu acquistato dalla Roma di Vujadin Boskov, suo connazionale e maestro, che lo lanciò di fatto nel calcio italiano; da l'inizio di una carriera memorabile, vissuta tra la Capitale (giallorossa e biancoceleste), la Genova Blucerchiata e soprattutto la Milano Nerazzurra, dove vinse il secondo scudetto da calciatore, apprendendo poi come vice di Roberto Mancini i segreti della panchina.
Poi certo, nella sua carriera Sinisa ha anche allenato il Milan, ma se si parla della città della Madonnina il suo cuore pende certamente verso la metà bauscia, che forse soffrì nel 2015 a vederlo sulla panchina dei rivali, anche se, oltre al cuore, è pur vero che anche al portafoglio non si comanda; e quindi, morale della favola, rieccoci alla vigilia di una sfida tra Mihajlovic e la sua Inter, oggi allenata da quel Luciano Spalletti che, proprio dieci anni fa, era alla guida della Roma che diede filo da torcere al dominio nerazzurro.
Ma del resto si sa, che nasci incendiario e muori pompiere: e quell'Inter a cui Sinisa è stato più volte vicino da allenatore, dopo averne fatto il vice, diventa dunque la sua prima tappa della seconda esperienza bolognese, che certo non si aspetta dal suo nuovo tecnico i tre punti, ma quantomeno un iniezione di fiducia all'ambiente, tentando magari con le barricate di strappare un puntaccio.
L'ultima volta nella San Siro nerazzurra, per Sinisa, fu nel novembre del 2017, in una delle sue ultime apparazioni col Torino: 0-0 fino all'ora di gioco, poi Iago Falque per il vantaggio granata, ed Eder che la fissa sul conclusivo 1-1.
Sulla panchina nerazzura c'era già Luciano Spalletti, che ultimamente non se la passa benissimo in termini di risultati (fresca eliminazione in Coppa Italia), fattore che, aggiunto ad altri, rende l'impresa di uscire imbattuti dalla Scala del Calcio non impossibile, o quantomeno più fattibile di altre volte.
E proprio lì dove nel 2005 Sinisa, mago delle punizione da calciatore, fece male al Bologna di Pagliuca (aprendo le danze di un rocambolesco 2-2), ricomincerà dunque il Mihajlovic Rossoblù, con i suoi fidi Edera e Lyanco, portati dalla Mole, per svegliare una squadra in condizioni critiche.
Non che dall'altra parte si stia meglio, ma insomma, certo in una sfida tra scontenti ci sarà una partita nella partita, e cioè quella di Sinisa Mihajlovic contro la sua Inter, un passato che per il tecnico serbo significherà sempre molto, ma che domenica tenterà metaforicamente di dimenticare.
Anzi, non solo per via metaforica: ma proprio letterale.
Perché chi guarda troppo al passato, come dice il detto, è senza futuro.
E questo, Sinisa Mihajlovic, lo sa fin troppo bene.