Che fine ha fatto Rolando Bianchi?


di Stefano Brunetti
Nell'estate del 2013, l'allora allenatore del Bologna Stefano Pioli, ha un problema: la partenza di Alberto Gilardino, tornato a Genova per fine prestito.
La scelta, si capisce, non è di quelle facili: serve uno con il goal nel sangue, capace di raccogliere appieno l'eredità (pesante) lasciata dal Gila e da Marco Di Vaio prima di lui.
Tanti i papabili, più o meno fattibili, con un nome che alla lunga emerge imponente: quello di Rolando Bianchi, attaccante classe '83, reduce dal lustro nella Torino Granata, dov'era capitano e simbolo, e che ha lasciato (non senza polemiche) dopo la scadenza del contratto.
Ma facciamo un passo indietro: bergamasco di Lovere, prodotto del florido settore giovanile atalantino, titolare delle varie under fino a quella dei 21, esplode definitivamente nella stagione 2006-2007, a Reggio Calabria, dove in coppia con Amoruso (e Mazzari in panchina) realizza la bellezza di 18 reti, apice mai superato, che permetterrà alla squadra amaranto di salvarsi nonostante la dura penalizzazione.
Gli occhi di tutta Italia/Europa sono per lui; alla fine la spunta il City, che ancora non è quello degli sceicchi, ma quello del magnate thailandese Shinawatra, che comunque un po' di quattrini ce li ha.
Morale della favola: 9 milioni di sterline (13 in euro!) per donare al tecnico Sven Goran Erikkson (non proprio l'ultimo arrivato) una delle maggiori promesse del calcio italiano, che in quegli anni è in addirittura in odore di nazionale; in Inghilterra trova tra l'altro anche Bernardo Corradi, che gli farà da chioccia: insomma, le premesse per il grande salto sembrano esserci tutte.
Eppure, i primi mesi nella Manchester Blue, non sono nel complesso sufficienti.
O meglio: le 6 reti accumulate tra campionato ed Fa Cup non sono poi così poche, ma a gennaio la società lo mette sul mercato (alcune testate lo inseriscono nei peggiori 50 acquisti dell'estate). Nell'ultimo giorno della sessione invernale se lo contendono dunque Toro e Lazio, col giocatore che rifiuta il granata per accettare la corte biancoceleste.
Curioso scherzo del destino: il giorno dopo si gioca proprio Torino-Lazio.
Rolando Bianchi entra nel finale, subissato dai fischi del pubblico di casa.
Come va? Malissimo: espulso in cinque minuti.
Roba da film dei Vanzina; e se il buongiorno si vede dal mattino, il proseguo dell'esperienza capitolina non sarà certo migliore.
Così, a giugno, Bianchi deve cercarsi un'altra squadra: che per uno scherzo ancor più curioso, sarà proprio il Toro.
Dove superato l'iniziale astio, conquisterà tutti.
Quella prima stagione in granata, per lui, non sarà male nel complesso: nove reti.
Peccato solo che alla fine ci sia la retrocessione.
Tra l'altro, in un testa a testa serrato col Bologna.
Rolando riparte dunque dalla B: dove dimostra di essere un fuori categoria.
27 goal il primo anno, 19 il secondo. Paradossalmente, nell'anno della promozione, solo 8.
Ma a quel punto, Bianchi è già il simbolo della squadra.
Il ritorno in A va bene: 11 reti; va pure in doppia cifra. 
Ma nonostante questo, a fine stagione non gli viene rinnovato il contratto.
E siamo dunque a noi: cioè alla chiamata del Bologna.
Che secondo molti ha fatto un colpaccio: perchè in quel momento Rolando è tra i 29 e i 30 anni, l'apice per un attaccante, con un curriculum di presentazione tutto sommato non male. E poi, insomma, sotto le Due Torri son famosi per rigenerare e far esplodere quelli col goal facile: per questo, le premesse per un matrimonio soddisfacente, sembrano esserci da ambo le parti.
Spoiler: come andrà finire lo sappiamo già tutti.
Quindi, inutile tirarla troppo per le lunghe: 28 presenze e 3 goal, distribuiti tra uno nella sua Bergamo e doppietta al Napoli, valido per il 2-2 finale sotto un Dall'Ara piovigginoso.
Retrocessione finale, e addio obbligato.
Prova dunque col ritorno a casa, in quell'Atalanta dove fu svezzato: ma anche lì non va.
Nell'estate 2015, non riscattato, torna dunque a Bologna, dove rimane giusto il tempo del ritiro estivo: e se ve lo state chiedendo, sì, è presente a Castelrotto nel momento di quella famosa maxi-rissa tra tifosi. 
Col Rolando che si avvicina ai duellanti, e apostrofa "Ma non vi vergognate, di fronte ai bambini?", con la leggenda che, a questo punto, pare veda come risposta un "E tu non ti vergogni, di giocare così?"
L'ultimo sussulto prima dell'addio definitivo: direzione Mallorca, Spagna.
Ciao Italia.
Ma dopo tre mesi, è di nuovo nel Belpaese: a Perugia, in serie B. Poi alla Pro Vercelli.
Dove non lascerà minimamente il segno.
Svincolato dal 2017, decide infine di ritirarsi.
Preferendo, agli ultimi tristi anni da calciatore, una carriera da opinionista su Dazn.




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